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CONTE D'HIVER
(RACCONTO D'INVERNO)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 8 febbraio 1992
 
di Eric Rohmer, con Charlotte Véry, Hervé Furic (Francia, 1991)
Questo secondo episodio dei Racconti delle Quattro Stagioni inizia come non iniziano mai i film di Eric Rohmer. In modo esplicito, quasi sfrontato. Una giovane coppia che fa l'amore su una spiaggia soleggiata della Bretagna, onde sulla sabbia e sospiri di piacere. E, come non bastasse: al bis in stanza, sentiamo lui rimproverare lei di "non avere fatto attenzione". Eccola infatti alla sequenza successiva, con figlioletta, ma senza il padre. Perché Félicie si è sbagliata: per uno di quegli errori che sembrano impossibili, aveva dato al bell'americano un indirizzo errato. Impossibile per impossibile, tanto varrà allora giocare uno di quei giochi nei quali Rohmer eccelle: da quell'istante Félicie viaggerà da un uomo all'altro. Ed in metro, in auto, in bus ed in treno: sempre in attesa di trovare terra ferma. E, soprattutto, di un improbabile - ma ineluttabilmente voluto da chi comanda i giochi - happy end predestinato.

Tra questi due momenti d'intensa felicità RACCONTO D'INVERNO inventa l'ormai solita, deliziosa piccola musica rohmeriana. Fatta di tutto e niente. Di rispetto terrificante della realtà (nessuno, meglio di Rohmer è riuscito a parlarci della nostra epoca, legandola indissolubilmente agli affetti di un proprio mondo poetico) e di banale favolistica-fumetto; di dissertazioni sulla reincarnazione, la provvidenza o la reminiscenza platonica. E di Shakespeare. Che non solo ispira a Rohmer il tema ed il titolo. Ma conforta Félicie, quando la conducono a teatro, perché "c'è della gente che credevamo morta, ed invece resuscita".

Félicie è parrucchiera: e l'aspetto indimenticabile di CONTE D'HIVER è la misura, la giustezza con la quale Rohmer iscrive il suo romanzo d'appendice in una realistica e poetica cornice di condizione e di sogni piccolo-borghesi ed impiegatizi. Di tendine smunte e filodendri stenti, moquette rancide e mobiletti beige.

È da questo mondo, sinistro e commovente al tempo stesso, che l'occhio impietoso e tenero della cinepresa riesce, una volta ancora a far sgorgare quelle due cose che ci sono indispensabili: la verità ed il sogno.


   Il film in Internet (Google)

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